perché gli insetti commestibili
aiutano il Pianeta?
gli insetti sono molto efficienti e hanno un alto tasso di
conversione del cibo perché sono a sangue freddo e non devono utilizzare energia
per mantenere la propria temperatura corporea: ad esempio i grilli hanno
bisogno di un cibo sei volte meno dei bovini, quattro volte meno delle pecore e
due volte meno dei maiali e dei polli da carne per produrre la stessa quantità
di proteine (fonte: FAO). In pratica, per produrre 1 kg di grilli/locuste
servono 2 kg di mangime, mentre per produrre 1 kg di bovino occorrono 8 kg di
mangime. Anche la resa della carne dopo la lavorazione è molto più elevata per
gli insetti ad esempio nei Grilli rappresenta l’80% mentre per manzo solamente
il 55%, per il maiale il 70% e per l’agnello il 35% (fonte: FAO). Inoltre gli
insetti producono quantità molto ridotte di gas serra rispetto al bestiame
convenzionale, utilizzano meno acqua potabile e meno terreno a parità di
quantità di proteine prodotte. Pertanto, gli insetti commestibili rappresentano
un’ottima fonte proteica a base animale.
La sostenibilità della produzione di insetti commestibili è dunque il punto di forza di questa fonte alimentare che risponde alla necessità di diversificare la produzione alimentare e guarda ai bisogni del futuro, per questo è nato il Progetto MAIC
MAIC – Modello Italiano di Allevamento di
Insetti Commestibili, è il primo benchmark orgogliosamente italiano per
l’allevamento sostenibile di insetti commestibili, preziosa fonte di
proteine di origine animale.
Nutrirsi con
gli insetti non è una novità per l’uomo. La FAO conferma che attualmente gli
insetti integrano la dieta di circa due miliardi di persone (poco meno di un
terzo dell’intera popolazione mondiale) e hanno sempre fatto parte
dell’alimentazione umana. Sono però diventate necessarie nel tempo ulteriori
ricerche per ottimizzare i sistemi di allevamento e verificare gli eventuali
rischi per la salute e il benessere degli esseri umani e degli animali.
Gli insetti commestibili contengono proteine e amminoacidi di alta qualità e possono rappresentare una fonte alimentare sostenibile. Avviare un allevamento di insetti per produrre farine alimentari è dunque una scelta eticamente corretta ed è facilmente intuibile perché circa il 70% della produzione mondiale di cereali è destinata agli animali che a loro volta sfamano quella piccola percentuale della popolazione umana che può permetterselo. “Il rischio che vogliamo evitare con questo progetto” dichiara il Coordinatore del Progetto Andrea Mascaretti, da sempre impegnato in progetti umanitari, “è che gli insetti commestibili diventino una moda per pochi anziché un’opportunità per combattere la fame che attanaglia una parte importante della popolazione del Pianeta. In Occidente i prodotti disponibili sul mercato sono decisamente cari, anche 120 euro al chilo per la farina di grilli. Con il progetto MAIC, sostenuto dalla Fondazione Cariplo e condotto dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile, l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Torino e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, puntiamo a creare un modello ambientalmente sostenibile, per produrre cibo nutriente ed economico. Inoltre, pensando al mercato mondiale, allevare insetti commestibili rappresenterà una nuova opportunità per gli agricoltori italiani e per l’industria alimentare”
A dare avvio
al progetto MAIC alcuni dei protagonisti che in questi anni sono stati i
pionieri italiani per l’utilizzo sostenibile degli insetti commestibili come
fonte proteica: Centro per lo Sviluppo Sostenibile, Università degli Studi di
Milano, Università degli Studi di Torino e Istituto Zooprofilattico
Sperimentale delle Venezie.
MAIC propone un modello SOSTENIBILE (basato
sui principi dell’economia circolare) e INNOVATIVO.
SOSTENIBILE perché risponde con un modello sicuro ai nuovi fabbisogni alimentari conseguenti all’aumento della popolazione mondiale, che hanno portato a una riflessione sulle nostre abitudini alimentari e sulla sostenibilità, sia ambientale sia economica, dell’industria alimentare e delle scelte da compiere nei prossimi decenni.
INNOVATIVO perché presenta un approccio scientifico al
tema degli insetti commestibili, proponendo un modello replicabile di
allevamento sicuro, in grado di produrre proteine sane e di alta qualità e allo
stesso tempo un’occasione concreta di business, rispettosa delle normative, che
potrebbe rappresentare per il nostro Paese una straordinaria risorsa dal punto
di vista economico per giovani imprenditori, agricoltori, ristoratori e per
coloro che operano nel settore agroalimentare. Si prevede che la popolazione
mondiale arriverà a toccare nel 2050 i 9 miliardi di persone. La sfida è trovare
produzioni alimentari complementari e sostenibili a basso impatto ambientale.
Creare in Italia un mercato intorno agli insetti commestibili rappresenta una
lungimirante opportunità per affermarsi in un settore ancora agli inizi e
dall’enorme potenziale, con la possibilità di creare imprese, posti di lavoro
ed esportazioni verso un mercato globale. In questo settore l’Italia è in
ritardo rispetto ad altri Paesi europei come la Francia, l’Olanda, il Belgio o
la Spagna. Scegliere di ignorare questa strada apre solo a derive pericolose,
ad esempio quella di “un mercato nero” con
allevamenti e produzioni non sostenibili e non sicure per il consumatore.
Il progetto MAIC
è stato preceduto da una fase di intenso dialogo e confronto con le aziende e
le Associazioni di categoria del settore agroalimentare per trovare una via
all’allevamento di insetti commestibili sostenibile a tutti i livelli:
ambientale, di business e della sicurezza alimentare.
Questa prima
fase è iniziata a Milano nel 2012. Successivamente, un anno fa, nel giugno del
2018, Centro per lo Sviluppo Sostenibile, Università degli Studi di Milano,
Università degli Studi di Torino e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle
Venezie hanno avviato l’allevamento sperimentale che costituirà il modello di
allevamento sostenibile.
La scelta
della specie da allevare è ricaduta sull’Ortottero Acheta domesticus in quanto risulta una delle specie più
utilizzate al mondo per uso alimentare, per via del suo alto contenuto di proteine
e quella maggiormente apprezzata dalle culture occidentali, come conferma una
recente ricerca presentata dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile e realizzata
con la Prof.ssa Rosantonietta Scramaglia della IULM, che ha indagato sugli
atteggiamenti degli italiani rispetto al tema degli insetti commestibili.
Nella
gestione dei mangimi per l’allevamento MAIC vengono privilegiate le produzioni
a chilometro zero, analizzati i problemi di trasporto, le modalità di
conservazione e anche le modalità di somministrazione, prediligendo laddove
possibile i substrati reperibili tutto l’anno e che richiedono poca energia per
essere lavorati e conservati. L’utilizzo di substrati provenienti dalle
industrie agroalimentari ha il duplice scopo di ridurre gli sprechi e i costi
smaltendo degli scarti della filiera e contemporaneamente di fornire substrati
che non siano abitualmente utilizzati quali fonti alimentari per
l’alimentazione umana o animale.
Il progetto
sta producendo dati e informazioni utili per quanto riguarda la sicurezza
alimentare e dell’allevamento, la qualità del prodotto e l’impatto ambientale
dalla produzione, dal substrato fino al prodotto finale.
I dati scientifici raccolti verranno
messi a disposizione delle Istituzioni preposte al controllo della sicurezza
alimentare, alla determinazione dei parametri di rischio e alla
definizione/aggiornamento della normativa in materia.
I risultati
tracceranno la strada per stabilire delle linee guida per l’analisi del rischio
sull’utilizzo di proteine da insetti a scopo alimentare e per l’aggiornamento
in Italia delle normative riguardanti la trasformazione e la somministrazione
di prodotti alimentari, oltre a produrre un modello di disciplinare per le
procedure di allevamento.
CHI SIAMO
MAIC nasce dalla collaborazione tra Centro
Studi per lo Sviluppo Sostenibile, Università degli Studi di Milano, Università
degli Studi di Torino e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle
Venezie.
Il progetto
ha preso il via grazie al sostegno della Fondazione Cariplo, che ha
fortemente creduto nel potenziale di questo progetto sull’alimentazione
sostenibile.
Grazie alla
collaborazione con alcuni docenti di IULM è stata inoltre sviluppata una
ricerca sociologica per verificare l’impatto dell’introduzione degli insetti
commestibili nella nostra dieta, svelando una forte predisposizione verso
questa nuova possibilità, soprattutto nei millennials.
è nato oggi venerdì 3 maggio l’Osservatorio Metropolitano dell’Alimentazione del Futuro.
Nel 2030, circa il 70% della popolazione umana vivrà nelle aree metropolitane. Quasi 9 miliardi di persone da sfamare ogni giorno. Quindi, un’enorme quantità di cibo da produrre, trasformare, conservare, trasportare, cucinare, somministrare. Se n’è parlato in occasione di Milano Food City 2019. Alla tavola rotonda sull’alimentazione del futuro organizzata da OMAF hanno partecipato esperti del CNR, dell’ENEA, dell’Università degli Studi di Milano, della IULM, della Casa dell’Agricoltura, dell’Istituto Italiano dell’Imballaggio, dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari. In conclusione, su proposta di Andrea Mascaretti l’OMAF è stato costituito dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile, dalla Società Umanitaria, dal Centro Studi Anticontraffazione, da CiBi e dalla Fondazione Agraria Felice Ferri.
Ad un anno dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo per il novel food, sul fronte insetti ancora nessuna autorizzazione è arrivata. L’iter burocratico è lungo e complesso, e ci si aspetta che tra i primi arriveranno quelli che da tempo erano già sul mercato (in Belgio e Olanda) mentre l’Italia rischia di rimanere indietro.
“Al momento la situazione ha poi qualche opacità. In Italia ci sono parecchie decine di allevamenti di insetti – fa notare Mascaretti (intervistato da Daniele Colombo per Italia Oggi, NDR) -. Che hanno fatto richiesta alla Commissione e potrebbero essere forse 4 o 5. E c’è anche un mercato nero: la farina di grillo viene venduta intorno a 120 € al Kg in alcuni allevamenti non autorizzati per l’alimentazione umana, con potenziale rischio per la salute pubblica. E a chi viene pagata quella cifra non interessa essere sostenibile. Non c’è poi alcuna vigilanza. Noi dobbiamo, invece, creare un modello anche di sicurezza (rischi batterici eccetera) e che guardi anche all’ottica dell’economia circolare. Il modello di allevamento di insetti commestibili di cui parla Mascaretti, che lo ha avviato, si chiama MAIC. Cofinanziato dalla Fondazione Cariplo, riunisce diversi partner. Il capofila è il Centro per lo Sviluppo Sostenibile e vi partecipano anche l’Università degli Studi di Milano con tre dipartimenti, L’Università degli Studi di Torino e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Vogliamo creare un modello di sostenibilità e sicurezza e anche un manuale per la sicurezza per chi dovrà fare i controlli, dice.
L’UE frena gli insetti nel piatto. Ma il mercato nero impazza: farina di grillo a 120 euro/kg. di Daniele Colombo, Italia Oggi, 26 01 2019 – leggi l’articolo completo cliccando sull’immagine
Agricoltura sostenibile e nuova PAC lunedì 10 dicembre in diretta su facebook
Centro per lo Sviluppo Sostenibile – Società Umanitaria – Casa dell’Agricoltura – Fondazione Agraria Felice Ferri
in collaborazione con Paramento Europeo – ufficio di Milano
Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Milano
media partner Arga Lombardia e Liguria
Promotori:
CIA, Coldiretti, Confagricoltura, CNR IBBA
Tavola rotonda tra istituzioni regionali ed europee, organizzazioni di agricoltori e organizzazioni scientifiche per affrontare il tema della grande agricoltura industriale tra sviluppo e sostenibilità alla luce delle nuove politiche europee.
L’incontro ha come obiettivo quello di fornire ai partecipanti informazioni da parte dei diversi protagonisti che animano il dibattito di grande attualità: da una parte la necessità di lasciare spazio allo sviluppo e all’innovazione per produrre sempre più cibo con coltivazioni industriali che rendano disponibile ed accessibile una produzione alimentare sana e di qualità, dall’altro la tutela delle biodiversità, delle tradizioni locali, l’attenzione all’ambiente e la sostenibilità della produzione agricola.
Alla tavola rotonda saranno anche invitati a dare un loro contributo alcuni rappresentanti del Parlamento europeo per approfondire i lavori che riguardano la nuova Politica Agricola Comune.
moderano :
Andrea Mascaretti, giornalista, Presidente Centro per lo Sviluppo Sostenibile
Claudia Sorlini, Presidente Casa dell’Agricoltura
intervengono:
Fabio Benati, giornalista, Segretario ARGA Lombardia e Liguria
Antonio Boselli Presidente Confagricoltura Lombardia
Aldo Ceriotti, Direttore CNR – IBBA
Alberto Cirio*, Parlamentare europeo
Giuseppe Croce, Presidente Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali
di Milano (Province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Pavia)
Giovanni Daghetta Presidente C.I.A. Lombardia
Paolo De Castro*, Parlamentare Europeo
Herbert Dorfmann*, Parlamentare Europeo
Ruggero A. Invernizzi, Presidente VIII Commissione permanente – Agricoltura,
montagna, foreste e parchi Regione Lombardia
Stefano Mai, Assessore all’Agricoltura Regione Liguria
Stefano Maullu, Parlamentare Europeo
Alberto Jannuzzelli Presidente Società Umanitaria
Alessandro Rota, Presidente Coldiretti Milano Lodi e Monza
Angelo Zucchi, Consiglio Direttivo Casa dell’Agricoltura
MADE GREEN IN ITALY: UN MARCHIO PER L’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI MADE IN ITALY
Con Decreto ministeriale n. 56 del 21 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 29 maggio, è stato adottato il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato “Made Green in Italy”. Il provvedimento è entrato in vigore il 13 giugno ed è stato adottato in attuazione dell’art. 21, comma 1 della Legge 221/2015 (cosiddetto Collegato ambientale), nel quadro delle iniziative di promozione della green economy.
Il decreto intende promuovere la competitività del sistema produttivo italiano a fronte della sempre crescente domanda, a livello nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.
Nel regolamento sono contenute le regole per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF – Product Environmental Footprint), definita a livello comunitario nella Raccomandazione 2013/179/UE.
Va subito segnalato che si tratta di uno schema a cui possono accedere volontariamente i produttori di prodotti originari italiani (Made in Italy).
Il decreto si compone di 9 articoli e di 4 allegati.
Fra le definizioni contenute nell’articolo 2 merita particolare attenzione quella di regola di categoria di prodotto (RCP): si tratta delle indicazioni metodologiche rilasciate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (gestore dello schema) che definiscono le regole e i requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per una specifica categoria di prodotto. L’allegato I contiene la procedura per l’elaborazione e l’aggiornamento delle RCP (da effettuarsi ogni 4 anni).
Per ottenere il marchio Made Green in Italy per i propri beni che presentino prestazioni ambientali elevate e per i quali esista una RCP in corso di validità, il produttore presenta al Ministero competente domanda di adesione allo schema con le modalità descritte nell’allegato II. Qualora l’esame della domanda abbia esito positivo, il gestore concede al richiedente (entro 30 giorni dall’acquisizione dell’istanza) la licenza d’uso triennale del logo “Made Green in Italy” (v. infra) -rinnovabile dopo tale periodo – con le istruzioni per il relativo utilizzo (allegato IV al DM).
L’allegato III detta le regole per lo svolgimento delle verifiche indipendenti e per la convalida della documentazione presentata dal richiedente.
Il MATTM pubblica sul proprio sito web l’elenco dei prodotti che aderiscono allo schema, indicando altresì la validità della concessione d’uso del logo. Il diritto di utilizzare il logo può essere sospeso o revocato in caso di inosservanza delle disposizioni del decreto.
Il 14 giugno 2018 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (L150) il cosiddetto “Pacchetto economia circolare”.
Si tratta di quattro Direttive in materia di rifiuti che modificano sei provvedimenti, anch’essi riguardanti la gestione dei rifiuti.
Le nuove norme comunitarie sono entrate in vigore il 4 luglio scorso, mentre gli Stati membri UE dovranno adeguare la propria legislazione nazionale entro il 5 luglio 2020. Saranno di conseguenza modificati i decreti legislativi attualmente vigenti nel nostro Paese nei settori interessati dalle quattro Direttive, a cominciare dal testo unico ambientale (D.Lgs. 152/2006).
Le modifiche legislative riguardano non solo la Direttiva “madre” sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE), ma anche la disciplina sulle discariche di rifiuti (Direttiva 1999/31/CE); la Direttiva sui veicoli fuori uso (Direttiva 2000/53/CE), su pile e accumulatori e relativi rifiuti (Direttiva 2006/66/CE) e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva 2012/19/CE).
Le novità del “Pacchetto” riguardano anche la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Con questi nuovi provvedimenti viene dato ulteriore impulso alla transizione verso la cosiddetta economia circolare, dove – a differenza del passato, non molto lontano per la verità – ogni prodotto non è più destinato necessariamente a giungere a fine vita. Anzi, l’obiettivo perseguito è di riutilizzare, riparare e riciclare i beni in modo da evitare il più possibile che debbano essere smaltiti.
Un ruolo centrale in questo contesto è svolto dalle imprese che saranno chiamate ad abbandonare la consuetudine di fabbricare prodotti a vita breve per concentrarsi su una progettazione più a lunga durata, prolungando dunque la vita dei loro prodotti; una sfida, ma anche un’opportunità per chi sarà in grado di coglierla.
Dall’altro lato i consumatori dovranno orientarsi verso scelte sostenibili. Ciò potrà avvenire grazie anche alla diffusione delle informazioni volte a favorire l’adozione di comportamenti più attenti verso il risparmio di risorse.
Infine anche la politica sarà chiamata a effettuare scelte orientate a questo nuovo approccio all’economia; un particolare impegno dovrà essere speso per abbattere gli ostacoli che ancora impediscono la realizzazione pratica della transizione verso un’economia circolare, anche attraverso la diffusione di una maggiore consapevolezza di cittadini e imprese dei vantaggi ad essa legati.
Avv. Stefania Gorgoglione
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